RIFLESSIONE - TESTIMONIANZA di DON SERGIO IACOPETTA
al 1° convegno su NUCCIA TOLOMEO del 26 / 01 / 2007
PARROCCHIA di MATERDOMINI - CATANZARO
Nel presentarvi una brevissima testimonianza di Nuccia, ho pensato di fare riferimento
a due testi della Sacra Scrittura che, a mio avviso, sono stati incarnati da questa nostra sorella
che, come abbiamo potuto ascoltare dalla sua viva voce,
era una innamorata di Dio e di tutto ciò che Lui ha creato.
Di Nuccia ho sentito parlare quando frequentavo la IV elementare, perché la mamma
di uno dei miei compagni ne era parente. Più di una volta, mentre giocavamo, ci veniva
chiesto di fare un po' più di silenzio perché la signora doveva telefonare a Nuccia che definiva
"gioiello di ragazza". Man mano che crescevo la mamma del mio amico mi parlava spesso di
Nuccia, dicendomi della sua condizione fisica e della serenità con cui affrontava la quotidianità.
Frequentando la Parrocchia notavo che il parroco di allora, Don Franco Munizzi, si
recava ogni primo venerdì a portare la comunione in una casa sopra il "Bar Carvelli" al
quartiere Sala e che, solo successivamente ho saputo fosse la casa di quella Nuccia di cui
tanto avevo sentito parlare.
La conoscenza diretta è avvenuta dopo aver ricevuto il ministero dell'accolitato poiché
il parroco qualche volta mi incaricava di portare la Comunione a questa nostra sorella ed alla
sua mamma. La prima volta che entrai in quella casa rimasi colpito non tanto dalla figura di
Nuccia, ma dall' amore che circolava, dalla profonda comunione che si notava tra lei, la
madre e Anna, sua cugina. Qualche volta Nuccia mi diceva che la decisione di diventare
sacerdote fosse "Una cosa meravigliosa, soprattutto in quei tempi in cui tanti giovani
perdevano la strada, non rispettavano i genitori, vivevano senza regole precise, si perdevano
nell'alcool e nella droga”. Sono sue parole.
Diventato sacerdote, Nuccia mi invitava a stare vicino alle persone più bisognose,
sopratutto ai giovani, e cito una sua espressione, dando loro "quel sorriso e quella pace che
vedo nel vostro volto". Non abbiamo avuto la possibilità di dialogare tantissimo, anzi qualche
volta per le sue crisi respiratorie mi limitavo a distribuirle solamente la Comunione, tuttavia
lei mi diceva di considerarmi tra i suoi consiglieri spirituali e mi invitava a partecipare alla
recita del Rosario a radio Maria, con i giovani. Il suo desiderio era quello che potessi, qualche
volta, concludere quell'incontro con un pensiero spirituale e la benedizione. La cosa avvenne
e grande fu la sua gioia. Ad due anni dalla sua morte ci ritrovammo a casa sua per recitare,
insieme agli ascoltatori di Radio Maria, quella preghiera che lei amava tanto ed elevava con
fede alla Vergine santa per tutti coloro che si trovavano in stato di bisogno.
I due testi della Bibbia, a cui facevo riferimento, sono tratti uno dal libro dei Proverbi e l'altro dal Vangelo.
Nel primo (Prov. 31,10-31) è fatto l'elogio della donna saggia, della donna virtuosa. E'
una donna che non delude nella quale si può confidare. Non procura dispiacere, al contrario,
dona felicità. Sa procurarsi il necessario per portare avanti il suo lavoro, facendo venire da
lontano le provviste. Vive nella veglia della notte e non fa mancare nulla alla sua famiglia. E'
sempre attiva. Stende le mani, gira il fuso con le dita. Apre le sue mani al misero, stende la
mano al povero. Confeziona tele di lino e le vende e fornisce cinture al mercante. Forza e
decoro sono il suo vestito e se la ride dell'avvenire. Apre la bocca con saggezza e sulla sua
lingua c'è dottrina di bontà. Sorveglia l'andamento della casa; il pane che mangia non è frutto
di pigrizia. I suoi figli sorgono a proclamarla “beata".
Nuccia ha fatto di tutto per non deludere quanti a lei facevano riferimento, ha fatto di
tutto per vivere la sua esistenza nel gaudio più profondo, nonostante la sua condizione fisica.
Ha saputo coinvolgere nel cammino di fede persone di ogni età e di ogni condizione sociale.
Ha steso le sue mani, non tanto per girare il fuso con le dita, ma per farne scorrere i grani del
rosario. Ha dato risposta a quanti si trovavano nel dubbio e nella sofferenza. Ha saputo
"trafficare" quei talenti che il Signore le ha posto nel cuore e non nel corpo, aprendo il cuore
di tante persone alla speranza. Ha sempre affrontato la quotidianità con la certezza del
"domani migliore". Ha parlato relativamente poco, perché le sue parole erano "condite di
sapienza" e mai in dissonanza con l'insegnamento della Parola di Dio e del Magistero.
Parafrasando un'affermazione di Paolo, ha potuto mangiare il “pane degli angeli” perché ha
"lavorato" per la causa del Regno.
Concludo con l'altro brano biblico che traggo dal Vangelo: Gesù si trova davanti al
tesoro del tempio e vede tanti che mettono i loro proventi, ma elogia in modo particolare la
vedova che mette "uno spicciolo", perché era tutto quello che aveva per vivere.
Anche Nuccia ha dato al Signore tutto quello che aveva per vivere, senza mai
lamentarsi ma desiderando di conformarsi pienamente alla volontà divina e offrendo se stessa
per tutti coloro che in lei vedevano la sorella piena di fede, speranza e carità.